Partiamo con un po’ di storia!
Scomodiamo l’Odissea per andare sull’etimologia della parola Mentor e individuarne l’origine. Mentore era l’amico fidato di Ulisse e prima di iniziare la sua lunga Odissea verso Troia, Ulisse affida suo figlio Telemaco a Mentore chiedendogli di formarlo, di prepararlo alla vita con i corretti insegnamenti e dare i migliori consigli per la sua crescita.
Già da questa spiegazione ci rendiamo conto di quali siano i punti chiave dell’attività di un Mentor, come appunto una persona che accompagna il suo Mentee (così si chiama chi è preso sotto l’ala del Mentor) lungo la strada di un percorso di vita. Ma andiamo con ordine e vediamo il ruolo del Mentor per una Startup.
Cosa fa il Mentor per una Startup
Come sappiamo il percorso per una Startup è molto difficile, seppur innovativo ma per sua natura ricco di incertezza. Il ruolo del Mentor è in primo luogo quello di rendere il percorso meno incerto e mettere a disposizione la sua esperienza per risolvere i problemi.
Il Mentor è una persona saggia che ha avuto un background specifico nel settore dove la Startup opera in modo da poter dare consigli specifici anche relativamente agli aspetti di Marketing, alla parte commerciale, disegnare o ridisegnare il Business Model.
L’ideale sarebbe per una Startup quello di avere un Mentor il prima possibile e nel momento in cui si individua il Mentor corretto rivedere e riesaminare insieme al Mentor tutta la documentazione teorica realizzata, come il Business Plan, il Business Model Canvas, la Brand Identity, il mercato di riferimento, ecc. (nei link vedi articoli relativi a questi argomenti).
Di seguito le attività principali del Mentor in una Startup:
- dare concretezza all’idea di business e soprattutto affinarla anche in modo distaccato visto che spesso l’imprenditore Startupper è innamorato della propria idea e con difficoltà riesce a pensare out of the box
- realizzare la validazione del Business Model e come creare un MVP a basso costo in modo da capire l’efficacia dell’idea
- aprire il proprio network a potenziali clienti, fornitori, Advisor, con cui la Startup potrebbe lavorare o interagire
- preparare l’imprenditore Startupper ai pitch che effettua davanti agli investor facendo “l’avvocato del diavolo”
- alimentare l’attività di fundraising con l’ecosistema di investitori (Business Angel, Venture Capitalist e Corporate Venture Capitalist)
E facendo riferimento a quest’ultimo punto, quando la Startup è in una fase seed e comincia ad affacciarsi al mercato del fundraising per raccogliere i primi capitali, gli investitori vedono di buon occhio la presenza di un Mentor proprio perché la percezione è quella di aver preso la direzione giusta.
Il Mentor tipicamente viene retribuito con la formula del work for equity, ovvero si definisce un percorso da uno a due anni al termine del quale (o per avanzamento) l’attività del Mentor viene convertita in quote definita ex ante.
Differenza del Mentor da altre figure intorno alle Startup
Diamo qui una breve distinzione tra il Mentor e la figura del Business Angel e del Coach
Mentor vs. Business Angel
La macro differenza è il vil denaro, ovvero il Business Angel mette del capitale proprio nel progetto di Startup (in forma di equity, capitale di rischio) in cui crede e la supporta con l’esperienza e nella crescita. Può o meno sedere al Board (ed è vivamente consigliato poiché ha investito i suoi soldi), mentre il Mentor no. Potrebbe essere una persona di esperienza specifica del settore in cui investe ma se si aggrega ad un pool di Business Angel non è necessario che lo sia. Invece per il Mentor è fondamentale avere un background nel settore in cui opera la Startup, proprio per dare quel valore come guida e come supporto per il percorso imprenditoriale. Infine un’altra differenza è sulla frequenza di contatto con la Startup: per il Mentor è pressoché costante mentre con il BA potrebbe essere anche una per quarter.
Mentor vs. Coach
Qui invece la differenza principale è sulla competenza del mercato e sul compenso. Il Mentor deve avere le expertise di mercato come abbiamo detto (e ancora meglio se come imprenditore piuttosto che manager), mentre il coach in teoria non ne ha bisogno. Infatti l’allenatore di calcio di successo non è detto che sia stato un bravo calciatore (anzi se non lo è stato, spesso è anche meglio, vedi Sacchi 🙂 ).
Il Coach tipicamente concentra le sue attività sulle Soft Skill, come team building, problem solving o public speaking, mentre il Mentor lavora anche e soprattutto sulle Hard Skill specifiche per l’imprenditore startupper, ovvere le competenze che permettono di gestire meglio la Startup (come abbiamo detto, sul Business Model, sui financial ecc.).
Infine l’altra macro differenza è il compenso poichè tipicamente il Coach intervenendo come consulente applica un piano formativo in cui viene retribuito in denaro e non in work for equity, come spesso lavora invece il Mentor.
Conclusioni
Come nota conclusiva, oltre a confermare quanto è effettivamente importante avere un Mentor per una Startup per le ragioni che abbiamo visto, è interessante raccontare come due Mentor hanno ispirato Bill Gates e Steve Jobs all’inizio delle loro avventure, prima di rivoluzionare il mondo dell’informatica.
- Ed Roberts è stato di fatto il primo innovatore creando l’Altair 800 e successivamente ispirò Bill Gates all’inizio della nascita della Microsoft, quando costruì il Sistema Operativo per l’Altair 800 che aveva creato Ed.
- Robert Friedland invece ispirò Steve Jobs all’inizio della sua avventura (ancora al college) quando non riusciva a scaricare a terra le sue idee brillanti e il suo essere visionario
Bene, ora che hai capito l’importanza di avere un Mentor per la tua Startup, non ti resta che contattarci per valutare se i nostri servizi di Mentoring fanno al caso tuo 🙂